di Giuseppe Ciotta
In un Krossover stipato all’inverosimile, i Verdena salgono sul palco con una quarantina di minuti di ritardo, ma il pubblico non sembra preoccuparsene e li accoglie trionfalmente.
Dai primi brani in scaletta, tratti dagli ultimi due lavori Il suicidio dei samurai (2004) e Requiem (2007), come Mina, un’emozionante 40 secondi di niente e Il caos strisciante - forse il più rappresentativo del nuovo repertorio - passando per il primo successo della band - quella Valvonauta targata ’99 ed in grado di scatenare il pandemonio - l’intero concerto è un pogo continuo. Tutti i pezzi, anche quelli dell’ultimo album, vengono cantati in coro da una folla che, a volte, sovrasta lo stesso Alberto.
Dopo il rodaggio delle prime date del tour, le nuove canzoni escono fuori dagli strumenti - rigorosamente vintage - con una potenza devastante, come la mastodontica Il Gulliver e Don Calisto. La mancanza delle tastiere del dimissionario Fidel Fogaroli viene colmata dalla foga dei tre, sebbene alcune sfumature presenti nei dischi ovviamente svaniscano. Entusiasma l’uno-due da Solo un grande sasso (2001), con Spaceman e Nova che si mescolano ai pezzi di Requiem con naturalezza, dimostrando come, sebbene ogni album del gruppo sia un capitolo a sé, esista un filo conduttore nel loro percorso artistico, un misto di rock anni ‘60/’70/’90 e malinconica psichedelia.
C’è spazio anche per la chitarra acustica, nella nuova Trovami un modo semplice per uscirne, con la band perfettamente a suo agio anche senza tonnellate di kilowatt e distorsione. I bis ci regalano Sotto prescrizione del dott. Huxley, musica stupefacente come il protagonista del titolo, e Was?, entrambe da Requiem, e lo show si conclude fra boati di approvazione.
Hanno chiuso degnamente la serata, incontrando i favori del pubblico, le selezioni musicali dei dj Giancarlo “JJ” Salafia e Antonio Vetrano, duo sempreverde del collettivo RumoriSoundSystem che da anni sostiene il rock a Catania e dintorni.
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