di Adriano Patti
Due concerti al prezzo di uno.
Questo in sintesi quanto offerto da Paolo Benvegnù e dalla sua band in un Venerdì di fine Novembre al Centro Culturale Zo di Catania.
Il primo inizia non troppo puntuale intorno alle 11e00pm con “La Schiena” e lascia subito intravedere quella che sarà la sua logica evoluzione.
Pescando dai suoi due splendidi album Benvegnù riesce ad annullare dal vivo la distanza temporale (quattro anni) che li separa e ciò che arriva in sala è un flusso omogeneo, una storia lunga unoraemezza dove “Cerchi Nell’Acqua” e “Distanze” sembrano essere state generate nello stesso istante.
Paolo usa “il cranio come un archibugio” (“Suggestionabili”) e si lascia ferire dai libri (“Il Sentimento Delle Cose”) raccontando le sue verità supportato da musicisti che sembrano non conoscere limiti espressivi.
Tutti di Arezzo, provincia di Arezzo, tranne uno di Prato, provincia di Prato.
Fin qui il primo concerto.
Il secondo comincia pochi minuti dopo la fine del primo e arriva camuffato da bis (o encore, che fa più cool).
Parte dalla stupenda “Cosa Sono Le Nuvole” di Domenico Modugno contenuta nel Ep 14-9, continua tra vecchie perle degli Scisma (Rosemary’s Plexiglass e Troppo Poco Intelligente quest’ultima mixata in modo esilarante a Back In Black degli ACDC ) e si chiude con superba-versione-a-cappella-di-canzonaccia-toscana (La Cicala) doverosamente epurata da inevitabili bestemmione di provenienza maremmana.
Per solo 10 eurini i fortunati possessori di biglietto hanno avuto modo di godersi nella stessa sera il Benvegnù intimista, introverso e malinconico che chiede aiuto agli sciamani per non farsi sbranare dai cani e subito dopo il Paolo guascone, goliardico e un po’ cazzone che, tanto per mettere le cose in chiaro, conferma che al mondo non esiste niente di più bello della cicala.
E ci trova pure d’accordo.
Foto del Concerto
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