di Tiziana Nicolosi
Nell’ambito della manifestazione romana di Enzimi che vede finalmente protagonista l’arte più contemporanea che come tale voglia definirsi, s’inseriscono i Tortoise. Sembra caratterizzare quest’evento cultural-ricreativo una ormai massiccia imposizione comunicativa basata sulla miscelazione di significati e criteri espressivi. E se prima faceva capolino tra comprovati e rassicuranti canovacci cari a cultori e giornalisti di sorta, l’incontro-scontro del vecchio col nuovo, avanza indipendentemente nel bisogno insopprimibile di riscatto identitario. Un orgoglio che firma, con punte replay, il percorso-prodotto di un caos rivelazione di fascinose verità mutanti.
Non è sicuramente un caso che il quintetto di Chicago rientri nel progetto sveglio di Enzimi, come non appare esserlo il fatto che proprio la Warp così attenta al divenire Vj, dia i natali a Standards, l’ultimo arrivato dei quattro lavori del gruppo.
Il concerto è atteso. L’idea di umanizzare la loro musica in spazio palco equivale al tentativo di cercare strutture nei loro brani. Sulle gravide regie di cui si rendono padri, s’affacciano turbamenti di forma concerto.
Le luci accompagnano l’ambient sonoro che da subito, appanna i pensieri portandoli verso flebili cortocircuiti jazz. L’elegante e variegata intesa che instaurano con l’elettronica conferma al post rock, di cui sono stati individuati iniziatori, il solo significato di lettura a 180°, proiettando in etere di piani sequenza, vissuti e immagini insondate di virtuali avanguardie musicali.
I Tortoise procedono dal vivo con la loro decennale esperienza artistica, dilatando atmosfere lounge e altri concetti puzzle dei cari vecchi lavori. Meno wha wha psichedelici in effetto organo. Tra sonorizzazioni manga giapponesi e xilofono centrale che tocca l’apice in simbiosi a quattro mani, si fa avanti il loro precedente Tnt, praticamente fedele alle sue origini. Intensificata nella lentezza e nella sottolineatura dei punti più alti, l’esecuzione di The equator emoziona. Cariche le incursioni fra assetati panorami e ricordi accenni di psicotiche veglie in carne drum’ n’ bass. Ipnosi crescono, con chitarra, basso, xilofono e tastiere che si raggiungono appena, girovagando su flam di due batterie. Sostenuto da un autorevole bis con Seneca, Standards ha primeggiato. Chiedersi se troppo, suggerisce (quasi…) la preoccupazione per un possibile eccessivo incuriosimento dei tanti. Un supporto fondamentale la calda ispirazione che li ha sempre distinti. La sfida rimane codice: cambiare senza suggellare lo stile in autoreferenti torpori. Ed ancora ed ora dire Tortoise tuona a pennello.
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