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dedicato a Umberto



Recensioni
Concerti

 
MARS VOLTA
18 agosto 2002
Forte Prenestino, Roma

di Tiziana Nicolosi

L’occasione è la serata organizzata contro l’oscuramento di Radio Onda Rossa che nei progetti dovrebbe andare in pasto a radio vaticana. E’ ancora presto. I chiavistelli delle scricchiolanti porte laterali al palco aprono su ospitali e fiduciose note invocanti At the drive in.. così si colma l’attesa…Ixitiation, incalzante di energie ordinate, accompagna Omar e Cedric (rispettivi chitarra e voce degli ex At the drive in) che indisturbati si muovono per la fortezza. Le parole sembrano superflue in un luogo dove la musica è il linguaggio più consono al senso di una rumorosa rabbia muta. Ad aprire il concerto sono gli Apes. Il gruppo ci riserva una versione caricaturale di ciò che armoniosamente avverrà dopo. Vittima di un sodoma microfono, il cantante da Morrison Hotel barrato in legna, comunica con un fantasma, con un corpo incapace di rispondergli, il suo! (beh tranquillo… il palco non è da tutti..). Post rock nella sua accezione più generica, niente di stuzzicante vagamente rintracciabile, ci distoglie dalla speranza di una rapida conclusione.

I Les Savy Fav ribaltano lo scenario, un panzuto nostromo si compone sul palco. Con la sua ironia folle, Caronte mollate le solennità, investe il pubblico proiettandolo in un curioso gioco di ruoli, una ragazza tirata sù armeggia col sequenzer, lui si amalgama invisibile tra corpi, il microfono è in mano nostra. Strumentalissimi schizzi musicati s’incastrano in un basso protagonista mentre il cantante sperimenta delle performance con la transenna (…e si salvi chi può..!).

Siamo caldi.. i Mars Volta entrano in scena riempiendo lo spazio con dirompente sensualità. La ricerca di tirate conversazioni ritmiche, supportate da un figuro free jazz alle tastiere, procede bene, adattandosi, mai prolificamente, alle liberatorie esplosioni vocali At the drive in. La contemporaneità della loro espressione si affaccia alla Southern e lo si avverte…Non so se per una forma arcaica di sillogismo o per un onirico gioco di casi, l’atmosfera è grata di aspettative codificate ed anche quando Omar lascia la chitarra dandosi ad una scomposta danza elettro cubana, niente è fuori posto; Cedric (che è un vero frontman!) lo segue in preda a emotive scariche corporali. La psichedelia in cantiere, di emocore tracce…l’ultimo pezzo. "Ci dispiace, abbiamo pochi brani, stiamo insieme da poco". Buio. Li chiamiamo, ma fortunosamente lontani da moduli concertistici, alle 3 a. m., i Mars Volta ci lasciano a sonni beati. Per ora ci è bastato l’assaggio, ci vediamo alla prossima…

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