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Recensioni
Concerti

 
DEMOLITION DOLL RODS
29 maggio 2002
Brancaleone, Roma

di Tiziana Nicolosi

Buio filtrato hi tech: pre-evento tra i banchetti commercio. Fra i vari corpi in vendita cartoline formato immaginette con dissacranti Elvis, t shirts e spillette "The Cramps", "The Buzzcocks" e… "Radiohead", bauletti ridondanti cd dal promiscuo odore cantinato d’ oltreoceano, già proprio quello americano che sa di rock n’ roll… proprio quello inglese che rifiuta e s’incazza. Uno spassoso connubio di stili dà forma a un familiare senso del trash al passo coi tempi dunque… Anche il pubblico è eterogeneo ma fondamentalmente determinato da un’ unica spinta motivazionale: divertirsi.

Un’esibizione punk rock apre le porte ai Demolition che consapevoli di se stessi, irrompono sfrontatamente sul palco, dando immediato sfoggio dei loro più personali attributi ironicamente velati di ornamenti tessili. Il guitar man-glam con fare da rockstar mostra la scritta sul posteriore del suo adesivo slippino nero "rock n’ roll".. per subito chiarire, nel caso a qualcuno sfuggisse la loro matrice.. Ciò che è un po’ meno evidente è la contaminazione che realizza, a mezzo di questo internazionale genere padre della musica, un concerto attuale e brillante. Infantile chiedersi oggi come faccia un tipo di sound a proliferare nel nuovo, eppure stupisce ancora quando un gruppo riesce a mantenere assolutamente intatti i tratti distintivi di un momento musicale, acquisendo altri moduli espressivi senza doversi abbandonare ad un’inevitabile muta creativa.

La cantante chitarrista incarna perfettamente l’icona di un rock’n’roll che prende vita nella maniera più sfrenata ed esibizionista, quanto fedele ai suoi natali. La chitarra è uno strumento lap dance col quale si contorce dando vita a un’ erotica performance dove ogni parte del suo corpo si agita sapientemente. Ma è lo sguardo sensualmente ammiccante ciò che maggiormente tradisce il suo scolastico passato da spogliarellista. Lui, il guitar glam-man, che non è da meno, spezza la sottile eleganza della sua posa per lanciarsi nel pubblico e improvvisare una fiction fellatio ad un’audace di turno.

I tamburi, suonati in stato ipnotico dall’altra parte femminile dei tre, sono pieni di ritmo, enfatici ponti di saturazione ai fraseggi delle due chitarre che dissertano parlando la stessa lingua, quella di un rock’n’roll forte che non è defunto, e un’occasione che lo vede protagonista andata per la meglio, ne è l’ esempio. Servono solo cuori, come quelli dei Demolition, a farlo battere.

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