di Florinda Ipocoana
Mi chiedo perché dei bohémienne come questi ventenni inglesi abbiamo deciso di darsi il nome di “belve”…
Non si può parlare dei Wild Beasts se non cominciando dalla voce del cantante principale, tono acuto, distintivo, raro. Utilizza spesso il falsetto Hayden Thorpe.... O piace o non piace, senza mezze misure. Bilancia però, nel corso dell’ascolto di questo loro secondo album, in più tracce, la voce grave e calda del bassista, non meno interessante, certo, e forse più fruibile ma meno virtuosa ed originale.
I nostri hanno un piglio decisamente pop, un particolare gusto per il teatrale, un piede in piena new wave ’80 e prediligono dare un attenzione notevole alla parte ritmica, batteria in primo piano, accompagnata da chitarre che tessono riff appena accennati e ipnotici. I testi sono dissacranti, brutali, ironici, libertini e rappresentano appieno l’adolescenza inglese contemporanea e le inquietudini relative, con l’inevitabile graffio di una fatale superficialità imprescindibile… Si alternano le voci e si alternano i ritmi, i modi, le emozioni, rendendo così difficoltoso classificare quet’album, a meno di utilizzare aggettivi come “originale”, “intelligente”, e tanto, tanto “britannico”.
XTC, Associates e Roxy Music incontrano i Parenthetical Girl e fanno festa! Ma non mancano richiami agli Elbow, in brani dove è la voce di Tom Fleming a farla da padrona, come in “Two Dancers” o “The Empty Nest”. Questa è la nostra preferita, l’ultima traccia, accostata alla prima, “The Fun Powder Plot”, col suo inizio strumentale dalla bellezza spudorata ed evidente…
Raffinati, hanno personalità e carattere i Wild Beasts, una band pop con punte di vera pregevolezza. Questa collezione di audaci racconti metropolitani trasuda armonica melodia ed eleganza musicale, accuratezza, gusto, contrapposte ad un ironico atteggiamento da vagabondi maledetti ed ironici… Quando la classe incontra la beffa, arrivano i Wild Beasts!
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