di Giulio Tomasi
Se state pensando che il moniker di questi ragazzi parmigiani sia la normale conseguenza di un affezione per la cricca canadese dei vari Arcade Fire, Wolf Parade, Broken Social Scene state sbagliando di grosso.
Nati come ensemble strumentale, i Vancouver abbandonano la strada del post per approdare nell’anno 2008 sui lidi di un malinconico indie rock dal sapore 90’s, dove non mancano parentesi shoegaze e dichiarazioni d’amore per formazioni come Death Cub For Cutie e Pulp.
Non posso nascondere di essere di parte al cospetto di una band capace di omaggiare nello stesso pezzo Morrisey e quella dolce creatura “calvinista” a nome Beat Happening. Ciò che va comunque sottolineato è l’estrema sincerità di un gruppo consapevole della grandezza dei modelli di riferimento ma che tuttavia non si limita a fare il compitino scopiazzando a destra e a manca.
C’è di base una disarmante quanto personale componente emotiva grazie alla quale finisci per immedesimarti con le storie che Alain e i suoi ti sussurrano gentilmente nelle orecchie
www.myspace.com/vancouvertheband
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