di Adriano Patti
Avremmo potuto stupirvi con perle di sagace stile giornalistico iniziando questa recensione con un classico del tipo “I Primal Scream superano la prova del nove” ma crediamo che questo nono lavoro (ecco spiegata la cazzata di prima) a firma Gillespie e soci meriti quanto meno due minuti della vostra attenzione.
Prodotto da Björn Yttling e Paul Epworth, Beautiful Future prende decisamente le distanze da quel Riot City Blues che, poco più di un paio d’anni fa, ci dipingeva una band ormai dedita all’autocompiacimento ed alla totale sottomissione alla regola non scritta per cui una band dopo oltre vent’anni di carriera deve necessariamente rinunciare a qualunque forma di spontaneità compositiva.
Inutile provare a raccontarvi traccia per traccia questo disco, essenzialmente perché questo è un disco che merita di essere ascoltato tanto da chi è impazzito per Screamadelica, quanto da chi, magari per motivi anagrafici, si accosta solo adesso alla band scozzese.
Ci limiteremo a suggerirvi in shuffle l’ascolto della dirompente Can’t Go Back dall’incedere tremendamente 60’s punk, di Uptown destinata a diventare un classico da club con il suo movimento barcollante ed il suo ritornello “nordista” e la pericolosissima The Glory Of Love (pericolosa nel senso che se vi entra in testa difficilmente potrete liberarvene in tempi relativamente brevi).
Discorso a parte per I Love To Hurt (You Love To Be Hurt) che ci restituisce per pochi minuti i Primal più sperimentali e corrotti dall’elettronica.
Un lavoro, in definitiva, che andrebbe ascoltato senza prima leggere recensioni….. ma forse che ve lo abbiamo detto troppo tardi.
www.primalscream.net
www.myspace.com/primalscream
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