di Florinda Ipocoana
La linfa della musica New Wave è rimasta e rimarrà scorrere fra le vene di tanti di noi. Numerosi musicisti e bands, negli ultimi anni ed anche prima, ne hanno fatto un canovaccio sublime sul quale inanellare le loro note. Ma quello che rende unico un artista, è la capacità di ispirarsi per omaggiare uno stile, non per usarlo.
Così i perfetti Piano Magic, strumentisti eccezionali, in realtà incarnati mentalmente nell’unica persona di Glen Johnson, hanno dichiaratamente realizzato un”ovazione”, una celebrazione agli artisti che hanno evidentemente influenzato le splendide tracce di questa “Ovations”, opera sublime e per questo da noi stimata come l’album dell’anno 2009. Perfetta!
Alla loro decima fatica, sembrava che superare “Disaffected”, del 2005, fosse impossibile. Ma stavolta il nostro è riuscito a sconfiggere la stasi del suo mal di vivere, rendendo così l’oscuro del suo animo leggibile a tutti con maggiore fluidità. Perché se non sempre qualità e quantità vanno d’accordo, quando però questo accade si ha il vero capolavoro. Joy Division, Cure, Smiths sono tutti qui, che nuotano fra gli accordi melodici di un album decisamente “nero” ma non per questo derivativo. La vera arte guarda altrove, ma non emula…
Non a caso, Brendan Perry e Peter Ulrich, voce e percussionista di uno dei gruppi più rilevanti della Wave/Dark anni ’80, i Dead Can Dance, hanno collaborato per realizzare alcuni dei gioielli di questa raccolta di rare gemme. Ed anche Klima, spesso vocalist nei dischi dei Piano Magic, è soavemente presente con la sua voce cristallina.
“The Nightmare Goes On" e "You Never Loved This City" prima ed ottava traccia sono recitate proprio da Perry, inconfondibilmente… L’apertura è tenebrosa, letargica, il ritmo tribale, scandito con somma maestria da Urlich. Segue armoniosamente “March Of The Atheists”, di cui Ulrich è co-autore ed infatti l’amore dei Dead Can Dance per i ritmi medio-orientali prende corpo, fra strumenti tradizionali e più moderni sintetizzatori. Ecco quindi “On Edge”, che richiama chiaramente i Piano Magic più elettronici, quelli di “Incurabile”, per intenderci… “Blue Hour” ha un gusto tutto Cure, come la strumentale “La Cobardía De Los Toreros” (vedi Pornography!); “Recovery Position” e la nostra preferita “The Faint Horizon” trasudano di Morrisey e dei suoi Smiths.
Ma rimandi ed accostamenti a parte, ciò che rimane dall’ascolto di questa meraviglia è l’indiscussa supremazia musicale che i Piano Magic hanno ed avranno nello scenario musicale. A nostro gusto, è il gruppo prescelto a rappresentare questo millennio, riuscendo oltretutto a mettere la passione per la musica come vera musa ispiratrice, lontano dei riflettori e dalle vendite a tutti i costi.
Certo, siamo faziosi e non lo neghiamo. Come crediamo sia altrettanto innegabile la vera arte… Un album di classe ed eleganza uniche, da ascoltare assolutamente!
Official Website
My Space
Commenta l'articolo sul GUESTBOOK
TORNA ALL'ELENCO RECENSIONI