di Florinda Ipocoana
Debuttarono appena un anno fa’ con l’album omonimo, acclamatissimo da pubblico e critica. Ci piacquero davvero tanto. Tornano, a brevissima distanza, ma stavolta per farci innamorare…
Parlare di musica folk nel 2011 potrebbe essere semplicissimo come complicatissimo. Perché difficile è definire folk lo stile degli Erland And The Carnival, che dai canti popolari partono, per poi dirigersi indiscutibilmente altrove… Ammettiamo di essere di parte, di emozionarci ad ascoltarli e quindi a scriverne, e questa passione eccitata ci confonde o meglio ci spaventa, perché vorremmo poter riuscire a trasmettere la profonda bellezza di queste 14 tracce, un discorso alle nostre orecchie ben chiaro e godibile, che ci piacerebbe tanto possa tutti voi deliziarvi come è accaduto a noi, ancora stregati dalla semplice poesia di Erland ed il suo carnevale…
Innanzitutto chi sono? Gawain Erland Cooper, voce e chitarra, è scozzese, precisamente delle Isole Orcadi, a nord della Scozia, ha una voce mielata e corposa; Simon Tong, chitarra, organo e zither è un ex Verve, ex Blur ed ex The Bad The Good and The Queen; David Nock, batteria, tastiere, percussioni, suonava con The Orb e The Fireman, il side-project di Paul McCarthney. Suonano, in qualche brano, il basso Danny Wheeler ed il synth Andy Bruce.
C’è tanta roba nella musica degli E & T C, che alla sensibilità della matrice folk aggiunge, vera novità di questo secondo lavoro, l’elettronica, senza tralasciare psichedelica, suggestioni morriconiane, pop colto e sano rock. Ma l’ingrediente che da un gusto così appetitoso ed irresistibile è una loro personalissima, originale freschezza che li rende alle nostre orecchie totalmente unici, primigeni… Avvertiamo nelle loro note una necessità fondamentale, un volerci dire qualcosa di essenziale, un bisogno di comunicazione resa musica, come se a non farlo mancasse loro l’aria. E per noi è urgenza ascoltarli…
Mancavano nello scenario musicale la loro delicatezza, la loro dirompente armonia, il loro affascinantissimo sound oscuro ma non malato, inquietante e rasserenante, come un meraviglioso ossimoro… Ad ascoltarli si vedono castelli immersi nella folta nebbia scozzese, giorni di pioggia fra le affollate vie di Londra, un caldo thè da sorseggiare leggendo un buon libro con la silenziosa compagnia dell’amato. Erland And The Carnivale sono pura poetica, la loro musica è fotografia in bianco e nero, la loro eleganza è vero stile…
14 tracce non sono poche e non ci sembra di esagerare se, come un racconto d’amore che ti attanaglia gli occhi sulle righe, sono l’una imprescindibile all’altra, da attenzionare come un fedele tormentato ascolta la pace che il sermone della domenica può dare; eppure, ascoltarle una alla volta, in momenti diversi, non deturpa la bellezza peculiare di ognuna di esse. Ispirata, evocativa, semplicemente seducente, ogni singola traccia è un piccolo tesoro e ci riesce difficile sceglierne una sola a rappresentare un lavoro cesellato ad arte. Ci rifiutiamo, quindi, di esaltare un frammento a discapito di un altro, invitando i veri curiosi a leggere l’intera partitura. Ogni brano, oltretutto, pur creando un discorso lineare e coeso, come un’ottima pietanza, ha il suo ingrediente che lo caratterizza, il suo ritmo e la sua lirica ed il comune denominatore risulta essere la capacità di ipnotizzare l’attenzione e risvegliare una fantasia onirica troppo trascurata da tutti noi, immersi come siamo fra le cose pratiche e le necessità della routine d’ogni giorno..
Merito fondamentale di Nightingale è dunque quello di farci sognare, di farci fuggire lontano, di plasmare una delirante fantasia che ha la durata di qualche intenso minuto…
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