di Florinda Ipocoana
Chi ascolta musica per poi recensire l’artista, ha l’obbligo di essere sempre al di sopra delle parti.
Ma chi si assume la responsabilità di “giudicare” qualunque cosa o chiunque, ha anche l’obbligo di considerare il passato di una storia o di una vita o di un’opera qualunque...
Se volessimo valutare unicamente “Quicken The Heart”, ultima fatica dei Maximo Park, dovremmo obiettivamente ammettere solo la qualità della band di Paul Smiths, costretti a tralasciare la genialità e l’urgenza che ci hanno donato con “A Certain Trigger”, considerato uno fra gli album dell’anno 2005, successo che tutto sommato hanno consolidato due anni più tardi con “Our Earthly Pleasures”. Ancora adesso brani come “Graffiti” o “Our Velocity” possono considerarsi avanguardiasticamente rock e fuori da quel coro che diventa accozzaglia quando il tempo passa e solo i veri maestri rimangono a cantare…
E’, il loro ultimo, un disco che ascolti con piacere, senza però avvertire i brividi che i loro primari ritmi donavano, insostenibili, difficili, tanto difficili da volerli avvertire ancora con l’ascolto per tentare di coglierne la suggestione. E’ viceversa un lavoro più maturo, che non necessita di sorprendere, ma solo di essere goduto…
Smiths diventa ancora più nostalgico adesso, più new wave che mai e sempre meno post punk, (volendo a tutti i modi dare un nome…) E per questo, a nostro avviso, più rilevante, da preferire forse, più completo, più coerente col loro stile, che è forse uno dei pochi veri talenti dell’ondata indie britannica degli ultimi anni.
Segnaliamo con vero interesse “The Penultimate Clinch”, “Roller Disco Dreams” ed anche “Questing, Not Coasting”.
Siamo affettivamente e musicalmente legati a questo nuovo lavoro della band di Newcastle, convinti che è l’ulteriore riprova del loro indiscusso genio. Ad ogni nuovo ascolto, ne scopriamo una nuova delizia, come quei film d’autore che non ti colpiscono all’impatto, ma che nel rivedere scopri come gemme preziose. Necessita di tempo il vero ingegno…
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