di Fabio Milardo
Questi sette ragazzi provenienti dal Galles hanno capito come si fa musica, hanno assimilato il sistema, i due modi di comporre: quello fatto di grandi canzoni e trovate geniali che esorta la parte più meditativa, e quello istintivo fatto di ritornelli che ti ritrovi in testa al primo ascolto.
I los campesinos in “We are beautiful, we are doomed” si servono di entrambe le forme, nei loro testi si combinano in una elegante ricetta ironia e citazione, ritrovandoci così alla fine del 2008 un capolavoro che depone la loro crescita musicale, visto anche i tempi di realizzazione che vanno veramente veloci con soli nove mesi di distanza dal precedente Death to Los Campesinos!…”.
Non è un brodo riscaldato, un setaccio tra vecchi lavori e qualche b-sides solo per sfruttare il momento di successo, sono tutti brani nuovi, trascinanti come le tastiere della titletrack e britannici come la chitarra di “Documented minor emotional breakdown number 1” e “Miserabilia” che ricorda molto gli strokes.
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