di Mauro Furitano
Terzo album per la compagine norvegese composta da Eirik Bøe e Erlend Øye (già Whitest boy alive) che, dopo quattro anni di silenzio e di apparente inattività, si appresta a diventare uno dei lavori più eccellenti e maturi del duo finora qui realizzato.
Definito da loro stessi come"il disco pop più ritmico che sia mai stato fatto senza l'aiuto di percussioni né batterie”, perfezionato dall’apporto di due suadenti ugole indissolubilmente intrecciate, “Declaration of Dependence” è’, fuori da ogni dubbio, un prodotto che echeggia malinconia e allo stesso tempo gioia, una poesia senza tempo, che trasuda emozioni da tutti i pori, distaccata dalla frenesia della vita quotidiana, ma che ha già avvicinato il pubblico dei media col lancio del singolo “mrs. cold”, senza trascurare l’intensità di altri pezzi di ammirabile valore come “Second to Numb”, “Rule My World”, “24-25” o come la briosa “Peacetime Resistence”.
Con questo diciamo che i Kings of Convenience hanno lasciato intendere di aver concepito qualcosa di decisamente diverso da quel tanto sospirato”new acoustic movement”.
Alla faccia dei maligni che vogliono che questo disco finisca per essere solo una breve parentesi.
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