di Florinda Ipocoana
C’erano una volta gli Czars, band d’ispirazione lirica rara, che purtroppo di pochi fasti ha goduto. Una meteora, ahinoi… La qualità spesso passa inosservata.
Ritorna però una delle voci del rock americano fra le più incantevoli, soavi, pura melodia… Proprio il cantante degli Czars, John Grant, riprende a scrivere di amori e dolori, decide di collaborare con i Midlake, che creano partiture assolutamente incantevoli, che diventano l’abito perfetto per questa festa della musica d’autore…
Debutta con la Bella Union, l’etichetta fondata dai Cocteau Twins, che decise saggiamente di pubblicare quest’immenso “Queen of Denmark”, capolavoro di semplicità ed emozioni.
L’equilibrio fra romanticismo e turbamento è tale da poter ascoltare dodici tracce che dicono di malinconia e drammi senza rimenere inzaccherati in sdolcinate banalità, ma piuttosto gentilmente tremanti, amabilmente storditi dal calore della sua voce, vera grande sovrana.
Il sapore generale è spiccatamente americano, parecchio “seventies”, ma non tocca mai, ripetiamo mai, punte esasperate, in nulla… Mai! Pur trattando temi personalissimi, intimi a tratti drammatici.
John Grant è un ex ragazzino omosessuale, mal-visto e mal-trattato, che ha vissuto nella più triviale provincia americana un’adolescenza carica di drammi esistenziali, di quelli intensi e marchianti che solo quell’età può dare, e decide di raccontarci la sua voglia di fuga, i suoi istinti suicidi, le sue dipendenze dall’alcol e dalle droghe, i suoi amori falliti…
Basta l’incipit, dato da “TC and the Honeybear” (TC e l'orso di miele), che racconta la storia passionale tra lo stesso Grant (l'orso mieloso) e tale TC, per “sentire” come tutto l'album si muoverà sul tema dell'amore rinnegato, rifiutato, perduto, doloroso.
Segue il brano scelto come singolo, “I Wanna Go To Marz”; Marz è il nome del negozio di quartiere dove Grant comprava le caramelle da piccolo, un canto quindi rivolto ai ricordi d’infanzia, ad un tempo passato, oramai troppo lontano. Udiamo qui il suono di violino incantato…
Ecco quindi quello che noi consideriamo il vero capolavoro della raccolta, "Where Dreams Go To Die", una ballata dal testo e dai toni smaccatamente sentimentali, ma che rimane inattaccabile perché del tutto bilanciata, elegante, struggente senza diventare stucchevole… Ci lascia senza fiato! Ed una lacrima sulla guancia…
L’unica tracce dal sapore britannico è “Silver Pletter Club”, dai richiami evidentemente beatlesiani e vagamente meno tragici…
Insomma, chi ama la melodia, chi ama il cantautorato di livello, chi ama le voci calde ed avvolgenti, chi ama il fatto che la musica possa anche essere poetico, commovente romanticismo, non potrà che innamorarsi perdutamente di questo lavoro e considerarlo una perla da incastonare fra le altre della propria collezione…
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