di Fabio Milardo
E’ la band che deforma l’electrodance ordinaria: un basso sensuale quasi ipnotico colorato da un funky ben sintetizzato da vita a “Lightbulbs”, ottimo album dal primo all’ultimo pezzo. Senza alcun cedimento strutturale è uno dei più autentici episodi del 2008, inflessioni vocali leggere, quasi sussurrate, un batterista dinamico e metronomico all’inverosimile, new entry alla line-up della band. Nulla a che vedere con il loro primo lavoro “Elettro karaoke in negative style” dove lo stesso Steve rivela che gli ascolti consistevano in ”roba più slow”; adesso le cose sono cambiate, le influenze sono Kraftwerk, Brian Eno, Aphex Twin…
Tutto inizia con “Knickerbocker”, un brano dal ritornello indelebile, una volta ascoltato è impossibile non sentirne l’eco: “Vanilla strawberry knickbocker glory,…….…”
Questa è dancefloor britannica dall’attitudine kraut, la trama elettronica è il cuore che da vita a motivi semplici ma curati, capaci di farci ballare ma non solo: in “Pickpocket” il quartetto di Brighton trova il primo singolo, che esprime l’atteggiamento attraente e sognante dell’intero album. Il secondo singolo “Sore thumb” ha un sound geometrico, più freddo del primo; tutto finisce con un “Hundreds & thousands” dai richiami sonori che smantellano il sound caratteristico della band, riducendolo a spasmi strumentali.
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