di Florinda Ipocoana
Siamo stati invitati ad un party: Tonight, Franz Ferdinand!
Che l’elettronica stia sempre più affascinando tante bands indie-rock è oramai chiaro, ed anche il quartetto scozzese non ha resistito alla tentazione. Si riuniscono, riprendono gli strumenti in mano e si dicono: “stavolta, facciamo qualcosa di diverso, tentiamo di scrollarci di dosso il marchio che orami ci è stato tatuato sulla pelle…” Ed ecco un album di “indie-dance”!
In effetti, dopo l’esordio strabiliante del 2004 ed il semifallimento del secondo album, tutti, fans o comunque appassionati di musica, avevano oramai etichettato i F.F. come la band sempre uguale a se stessa, mescolandola così nello scenario generale.
Avvalendosi di una nuova produzione, quella di Dan Carey, già produttore di Emiliana Torrini e remixatore per Hot Chip e Sebastien Tellier, sfidano con una sterzata inaspettata il giudizio del pubblico e dei critici, impiegando sintetizzatori e tastiere a tutto tondo ed abbandonando l’elevato uso delle chitarre. Ma la melodia, il cantato, rimane quasi invariato, permettendo all’ascoltatore di riconoscere comunque lo stile che li caratterizza, senza però farlo risultare stantio.
Oltre l’electro, i nostri esplorano il mondo del funk, come in “No You Girls”, rielaborano suoni spiccatamente eighty, con richiami ai Roxy Music, nel brano “Can't Stop Feeling”, o ai Blondie in “Bite Hard”, rivestendo dunque di altro le loro sonorità di sempre, pur lasciando invariato l’atteggiamento giocoso ed i coretti “lalalala…”.
Riescono così a dividere il mondo della musica. Chi sostiene sia un tentativo mal riuscito di reinterpretarsi e chi trova l’idea quasi una genialata. Noi preferiamo rimanere nella via di mezzo, affermando con piacere di aver riscoperto una grande voglia da parte dei F.F. di continuare a dare al loro pubblico, senza riproporre il fantasma di se stessi e senza neanche svilirsi creando qualcosa di troppo lontano dalla loro essenziale natura…
I testi rimangono ruffiani e festosi. I loro suoni rimangono british, ricordando persino i Beatles, come in “Twilight Omens” o in “Dream Again”.
Rimangono insomma i Franz Ferdinand di sempre, senza tornare ad essere dei fuoriclasse, anche perché i tempi frattanto sono cambiati e dopo loro lo scenario del rock ha subito parecchie metamorfosi, ma sicuramente con la nonchalance di chi sa muoversi perfettamente nel contemporaneo indossando un abito nuovo, a nostro avviso ben portato…
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