di Florinda Ipocoana
E mica è facile. Se cambi ti accusano di non essere coerente. Se non cambi, sei monotono e mediocre. Se modifiche troppo lo stile, sei un voltabandiera e se ti discosti ma non troppo, non sei coraggioso…
E’ arrivato il terzo album degli Editors. Lo abbiamo aspettato ed accolto con grande aspettativa.
Ma non dite che segna una svolta nella carriera degli Editors… E non dite, meno che mai, che gli Editors fanno musica elettronica!!! Solo orecchie che ignorano la storia di questa eccezionale band e che ignorano il vero significato della loro musica potrebbero asserirlo.
Che certamente l’elettronica da tempo abbia preso piede anche in produzioni insospettabili è verità; che i synth si riconoscano inconfondibilmente fra le chitarre ed il basso in questo interessante “In This Light And On This Evening” è verità; che Tom Smith e soci si siano avvalsi del producer inglese Flood (che ha elaborato i suoni di Depeche Mode, Nick Cave, Jesus And Mary Chain, Smashing Pumpkins, Sigur Rós e PJ Harvey, per citarne alcuni) è verità. Ma questi dati, sommati, non trasformano la musica di una delle band più neo new wave dello scenario musicale britannico (e forse mondiale) in musica elettronica.
Il fantasma di Ian Curtis aleggia ancora e non solo per la caratteristica voce del giovane singer… Ricordiamoci, oltretutto, che i New Order, nettamente rievocati dai “nuovi” Editors, altro non furono che una costola dei Joy Division, post mortem del leader Curtis, e nonostante fossero più elettronici e persino più dance, lasciarono intatto il loro sound malinconico ed oscuro.Anche i Cure, nel loro infinito produrre, ci regalarono album psichedelici e persino pop. Possiamo per questo definirli una band psichedelica??
Provate ad ascoltare, anche distrattamente,“Bricks And Mortar”, secondo brano nell’ordine, il suo inizio e tutto il resto… Oppure “You Don't Know Love”, magnificamente immensa, la nostra prescelta ad identificare quest’opera: è forse banalmente identificabile come elettronica questa??!!
“The Back Room” ci folgorò, senza essere nulla di particolarmente nuovo; ma i tempi erano quelli in cui il ritorno a certi suoni che amiamo ci toccò l’anima. “An End Has A Start” ce li riconfermò, dandoci qualche nota più malinconica… Entrambi dischi di platino in Gran Bretagna, resero saldo il valore indiscusso di un gruppo che, inutile negarlo, amiamo profondamente. E li amiamo ancora una volta, la terza, con tanto di spruzzatine di sintetizzatori, senza per questo catalogarli o ghettizzarli. E’ una convalida, insomma, non certo una folgorazione… Per noi sono e rimangono una band post wave, che riesce a reinventarsi, rimanendo fedele a stessa in ogni singola nota. Il sapore della musica degli Editors è intatto, gustoso di oscura luna e luminose stelle…
Vale appunto quanto detto dal leader in riferimento al titolo dell’album ed alla vita tutta, in generale:
”… nel luogo e momento giusto, sotto la giusta luce nella serata giusta, quello che hai già visto almeno mille volte può riuscire ugualmente a lasciarti senza fiato.”
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