di Florinda Ipocoana
Alessandro Raina, ex leader dei giardini Di Mirò, si rivela uno dei songwriter contemporanei più sensibili...
Gli Amor Fou, suo nuovo progetto, al secondo album dopo l'apprezzato "La Stagione del Cannibile", si rinnovano come elementi della band, si aggiungono Paolo Perego e Giuliano Dottori, e come etichetta discografica, passando dalla Tempesta alla EMI. Ma si rinnovano anche nel look musicale, abbandonando l'elettronica dell'esordio e componendo tradici tracce di pop rock d'autore, tredici tracce che raccontano la vita di tredici personaggi, tradici vite che possiamo guardare da vicino con gli occhi di chi giudica, moralisticamente o di chi si commuove, umanamente, di vizi e virtù a noi vicine o lontane, ma pur sempre vita è!
Incontriamo, dopo un Intro musicale brevissimo, Renatino "De Pedis", boss dell'organizzazione criminale romana nota come Banda della Magliana fra le vie di una Roma trasteverina, che chiede perdono a Dio ed alla amata; troviamo poi, fra le righe di un testo meraviglioso e struggente, "Anita", adolescente omosessuale morta suicida perchè consapevole della difficoltà di vivere la sua natura su questo mondo, appunto, moralista; ecco poi la storia di una madre insicura di quanto insegnato alla propria figlia, insicura del proprio modo di essere stato genitore, con "Le Promesse", uno dei momenti in assoluto più toccanti e musicalmente elevati di un album comunque eccezionale; e poi ecco il mito, quello di Ovidio e la sua Metamorfosi, ripreso nel titolo "Filemone e Bauci" per raccontarci il rapporto fra genitori e figli, dal punto di vista di questi, con evidenti richiami musicali al Battisti anni '60; troviamo quindi la storia di chi, raccontata come farebbero i migliori Baustelle, "immola" l'intero stipendio giocando nei bar col videopoker in una provincia annoiata la domenica; ecco "Un Ragazzo Come Tanti", storia d'amore tra un prete e un ragazzo, raccontata senza giudizio ma come storia d'amore impossibile; "a.t.t.e.n.u.r.B." cita, distorcendolo abilmente, un discorso fatto dal ministro Brunetta sugli intellettuali e giovani italiani, moralista negativo, in un incedere dall'attitudine musicale evidentemente indie rock, evidentemente BlondeRedHead dei primi tempi; poi la bellissima "Dolmen" storia d'amore arrabbiata, immersa fra arrangiamenti alla Interpol, amore impossibile perchè siamo troppo individualisti e pronti a pretendere sia l'altro a cambiare; conclude il brano che da il nome a questo eccezionale lavoro, la voce di una bimba che recita due versi da “Una strana gioia di vivere” di Sandro Penna che dice appunto di "gioie e pene"...
Citazioni letterarie e contemporanee, realtà, distruzioni umane, sentimenti e paure, come un film in bianco e nero di Rossellini o Luchino Visconti, un concentrato, un succo di umana esistenza, tragica eppure così vera...
La scrittura di Raina è toccante, perfetta, poetica; la composizione musicale sfaccettata, multicromatica, calda di chitarra e basso.
Un lavoro italiano bellissimo, destinato a rimanere nella memoria di chi lo ascolta, di chi non lo fa con superficialità e di chi non giudica, moralisticamente, la vita degli altri, ma riesce con compassionevole umiltà, ad accettare come tutti possiamo ritrovarci, un giorno, a giudicare la nostra stessa vita...
Vorremmo farlo amandola, carezzandola, come la poesia di questi brani che parlano di amore e di dolore. La musica italiana ha un nuovo tesoro...
Straordinari!
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