di Giuseppe Magnano
La scena di Detroit, che tanto aveva scaldato gli animi sul finire degli anni ’60 con Stooges e MC5, è tornata all’attacco. La nascita di questa etichetta (già da un paio di anni) ha permesso il ritorno del "garage" proprio nella stessa città dove il garage ha trovato le sue origini.
I fautori di questo revival sono di sicuro i White Stripes, un duo formato da due fratelli, Jack e Meg White, rispettivamente chitarra e batteria.
Dopo un paio di album rimasti sconosciuti alla maggior parte degli addetti ai lavori, i fratelli White, con questo terzo album, si sono ritagliati una posizione di tutto rispetto nell’ambiente blues – garage – punk indipendente americano.
Insieme agli Strokes, i W.S. hanno contribuito alla presunta rinascita del rock’n’roll, quello vero.
La realtà di Detroit non è cambiata dagli anni ’60 ad oggi: ancora fabbriche ed industrie, ancora rumore, lo stesso rumore che ispirò Stooges, MC5 e le più recenti Demolition Dolls Rods.
Sicuramente carenti dello stile "perfettino" degli Strokes, i W.S. hanno un approccio più rude, più genuino ed animalesco con i loro strumenti, suonano un blues – punk con sonorità proprie di Led Zeppelin, T-Rex e Rolling Stones, accompagnate da parti melodiche, armonie mai banali.
16 brani veri, sinceri e diretti, senza particolari accorgimenti, sovraincisioni e campionature, un vero disco di rock’n’roll da non perdere assolutamente.
Per gli appassionati della neo(ri)nata scena di Detroit si consiglia tutto quello che esce dalla Sympaty For The Record Industry, ed, in particolare, Soledad Brothers, Von Bondies e Come-Ons (l’ho comprato, grandioso!).
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