di Giuseppe Magnano
So di arrivare dopo che fiumi di inchiostro sono già stati spesi in favore di questi 5 newyorkesi, ma la sezione "recensioni" di Rumori.net non esisteva ancora quando è uscito questo piccolo capolavoro.
Accendo il lettore, track 01 – che da il titolo all’album – curioso di sentire le sonorità anni ’70 tanto decantate dai media.
Sinceramente il primo brano (voce filtrata, chitarra battente, charlie aperto, basso allegro) mi ricorda qualche brano tratto dal primo album dei Grandaddy…un punto a favore degli Strokes.
Parte la seconda, la terza, ecc…è tutto vero. Suoni decisamente fine anni ’60, il periodo dei migliori Velvet Underground della "Factory" di Andy Wharol.
Voce missata come uno strumento, chitarre scarne di effetti, batteria essenziale, qualità sonora volutamente sporca, mi piace.
Di accostamenti e paragoni se ne potrebbero fare e se ne sono fatti a centinaia (VU, Stooges, Iggy Pop, Television) anche se a me, a tratti, ricordano anche un po’ di punk di fine anni ’70 (New York City Cops).
L’ascolto mi suscita una riflessione: si tratta di 5 giovanotti che, dopo essersi fatti overdosi di R’n’R hanno imbracciato i loro strumenti ed, in una cantina polverosa, hanno partorito il loro fortunato album oppure si tratta di un progetto ben studiato a tavolino che, dopo indagini di mercato – voglioso di R’n’R suonato bene – è venuto fuori pompato dai media e prodotto da una major?
La risposta è: Chissenefrega.
L’album è bello, scorrevole, divertente, ascoltabile, bella copertina, bel booklet e, anche se non inventano nulla di nuovo, gli Strokes hanno il merito e il coraggio di suonare bene musica di ben 30 anni fa che, ancora una volta, dimostra di non stancare.
Gli Strokes saranno a Milano il 12/03/2002, da vedere, sicuramente. In ogni caso quest’estate li beccheremo di sicuro nei main stages dei migliori festival.
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