di Giuseppe Magnano
Gran bel disco che necessita di più di un ascolto prima che sia matura, nella mente dell’ascoltatore, una valida opinione.
Sono tre californiani (Peter Hayes chitarra, basso, voce; Rober Turner chitarra, basso, voce; Nick Jago batteria) che hanno preso il loro nome da una gang di motociclisti del film "Il Selvaggio", con Marlon Brando del 1954. Si sono formati nel 1998 a San Francisco (col nome "The Elements") e cercano, con successo, di riprendere là dove i Velvet Underground e Lou Reed hanno cominciato nei lontani anni Sessanta.
Sono riusciti a farsi notare dalla stampa supportando importanti tour, quali quelle di Dandy Warhols, Charlatans, Strokes, Noel Gallagher e Waterboys.
I B.R.M.C. si rifanno molto ai gruppi emersi a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, si sente la presenza di un forte ascolto di Jesus and Mary Chain Dylan, Rolling Stones, Joy Division, Velvet Underground e influenze più moderne come i Ride, gli Stone Roses e Spaceman 3, con degli arrangiamenti e dei suoni sicuramente più attuali e molto inglesi nonostante la loro provenienza.
Con il terzo brano i B.R.M.C. si chiedono "che fine ha fatto la canzone rock’n’roll"… ed è per questo che io apprezzo questo gruppo che pur facendo musica molto diversa da Strokes, White Stripes, ecc…ha in comune, con questi ultimi, un atteggiamento puro, di ritorno all’essenza del rock ‘n’ roll, delle canzoni suonate, e non hanno paura di esibire le proprie radici. Magari non sono troppo originali, ma si fanno ascoltare. Davvero apprezzabile lo sforzo di questi ragazzi che devono confrontarsi con un passato decisamente molto autorevole e con un presente difficile fatto di un mercato saturo di imbroglioni.
Questo è il loro primo lavoro, registrato in casa e prodotto da una major. Consigliato a tutti gli amanti del genere.
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