di Monica Cartia
Monica – "Hai paura del buio" è l’album che vi ha consacrati come uno dei migliori gruppi italiani della scena rock alternativa, ma tu a quale album ti senti più legato?
Manuel – Forse ti sembrerà banale, ma l’album a cui mi sento più legato è l’ultimo. Quest’album ha rappresentato per noi una svolta decisiva. Ci siamo voluti rimettere in discussione come musicisti, abbiamo sperimentato ed è la prima volta che non mi annoio a riascoltare i pezzi dopo parecchi mesi dalla registrazione.
Mo. – Quest’album è ricco di nuove sfumature, volevo sapere se è stato una conseguenza di influenze musicali nuove.
Ma. – Penso di aver ascoltato tantissima roba per cui le influenze poi alla fine non ti arrivano le ultime due settimane d’ascolto ma arrivano in anni e anni e ogni tanto ti saltano fuori delle cose, ecc. Sicuramente il voler fare un album diciamo "sincero" nel senso fatto di cose che servissero prima a noi e poi al nostro pubblico è stato dettato dalla situazione che abbiamo intorno, non è stata una influenza musicale quanto una situazione che viviamo proprio nel quotidiano, nel sociale. Era una esigenza quella di creare un album dove noi ci potessimo riconoscere al 100% come dei musicisti, come delle persone anche a costo di ridimensionarci, anche se poi non è avvenuto… abbiamo avuto molto culo.
Mo. – Seconda edizione del Tora Tora! Si riparte da Catania, città a cui ti senti legato. L’anno scorso è stata posta una critica al Tora Tora!, cioè che era rimasto all’interno del circuito MESCAL; quest’anno l’introduzione di gruppi che non fanno parte della MESCAL è stata una conseguenza o altro?
Ma. – Ma guarda anche l’anno scorso non è stato così, in realtà poi si trovano sempre delle cose alle quali appigliarsi perché quando qualcuno riesce a fare qualcosa dimostra la mediocrità di chi non è riuscito a farla. Per cui noi organizzando un festival alla fine dimostravamo che si poteva fare mentre gli altri lo ritenevano impossibile, per cui ci siamo tirati addosso un bel po’ di critiche, di invidia per questo, ma non ce ne frega un cazzo! Non è mai stato un "Festival Mescal" dal punto di vista musicale, lo è dal punto di vista organizzativo e lo è per forza di cose. La Mescal è l’unica che ha voluto rischiare dei soldi e stasera ne ha persi tanti per portare il Tora Tora in Sicilia, e questa è una cosa a cui io dò atto alla Mescal; poi non siamo dei "Don Chisciotte", penso che nel corso di tutto il Tora Tora quest’anno non solo li recupereremo, ma ne faremo anche di altri di soldi, però c’è un investimento e della volontà da parte della Mescal, che si merita di avere un ruolo di primaria importanza in questa cosa. Musicalmente io non mi sono mai sentito condizionato in nessun modo. Io sono il direttore artistico, io rispondo dei gruppi che suonano, non la Mescal e sinceramente se la Mescal ha ¾ dei gruppi più interessanti del mercato io che cazzo ci posso fare…
Mo. – Progetti per il futuro, a parte il tour con il Tora Tora?
Ma. – Penso che torneremo comunque in giro con gli Afterhours molto presto… voglio suonare con loro, mi divertono tanto e voglio concentrarmi su questo. Farò delle cose un po’ strane… Sono tornato a contaminare la mia attività con un altro modo di gestire, chiamiamola "l’arte". Sono entrato in contatto con designer, con artisti d’avanguardia, con espositori. Probabilmente farò ad ottobre una sonorizzazione di una mostra sulle "città invisibili" di Calvino a Milano per la Triennale. Sto inoltre curando la produzione di Marco Parente; il disco uscirà a settembre. Comunque la cosa a cui tengo di più sono gli "After", perché ci stiamo divertendo molto fra di noi, non siamo stati così uniti, soprattutto negli ultimi tre anni ed è una cosa che mi voglio godere tutta finché dura.
Mo. - …e Manuel Agnelli scrittore?
Ma. – Mi sono impegnato molto nei testi di questo disco a metterci quello che volevo soprattutto dal punto di vista linguistico; infatti c’è un reading, è un racconto che non volevo ridurre ad un testo. Sono molto soddisfatto perché sono un passo avanti rispetto a quelli dei testi scritti negli album precedenti.
Mo. – Credi che il Tora Tora possa diventare una specie di "Lollapalooza" italiano?
Ma. – Io penso che lo sia già! Le dimensioni naturalmente sono proporzionali come pubblico, come importanza sociale, ecc. Sicuramente non stiamo all’interno di una cultura musicale mondiale. Ma penso che sia già il festival della musica italiana… Poi se questa cosa riuscirà a crescere anche al di fuori di questo ambiente, questo lo speriamo. Credo che ci vorrà qualche edizione in più, ma vedrai che già da quest’anno lasceremo un segnale più forte perché siamo diventati più cattivi rispetto all’anno scorso.
Mo. – Pensi che un giorno riusciremo ad essere più competitivi in Europa?
Ma. – E’ un problema nostro, non credo che sia un problema della musica che si fa in Italia ma dipende dalla mentalità che abbiamo. Dobbiamo creare noi delle cose nuove e farne parlare. Se il Tora Tora dovesse diventare un Festival Megagalattico vedrai che diventa veramente un caso e se ne parlerà anche fuori dall’Italia. Quest’ultimo è uno dei nostri obiettivi.
Mo. – Siamo con te… grazie.
TORNA ALL'ELENCO INTERVISTE